La prima Era di Clivecraft fu segnata dalle numerose cicatrici di guerra che distinsero una delle più violente epoche della storia di questo mondo.
Le prime cronologie storiche risalgono a circa sei secoli prima dell’Era del disordine, poiché tutti i documenti risalenti ai precedenti anni bruciarono o si trovano tutt’ora tra le macerie di antiche civiltà ormai perdute.
Spesso, questi antichi documenti risalgono alla luce del sole tra le mani di cacciatori di tesori o esploratori inconsapevoli, ma raramente capita che questi individui capiscano di trovarsi in presenza di qualcosa di incommensurabile valore storico, finendo quindi polverizzati dal peso del tempo, unito a una inesperta o inesistente cura del materiale ritrovato.
Ciò che comunque si evince da questi scritti, è che furono tempi tumultuosi e caotici.
Prima del cataclisma, la magia era solo superstizione e credenza popolare, e anche la fede nelle divinità era solo un desiderio di credere in qualcosa, che fosse la salvezza da una misera vita segnata dalle difficoltà, o la speranza di un buon raccolto per fine stagione.
A quell’epoca la vita era dura, e la sopravvivenza era all’ordine del giorno. Il popolo umano fu il più attivo, riuscendo a espandere il proprio controllo per gran parte di Yblamar, il continente centrale di Clivecraft. Numerose furono le città costruite in questo periodo, ma i confini di ciascuna di esse rimase sempre poco definito, e tutto a causa di governi instabili e poco inclini alla collaborazione.
Nonostante furono combattute numerose guerre, sole tre di queste durarono tanto a lungo da ottenere un posto riservato nella storia:
- La guerra dei tre regni
- La guerra delle aquile
- La guerra degli orchi
Ma le guerre erano solo una parte delle difficoltà che segnarono quest’epoca, poiché le città grandi e ben protette erano poche, e ben distanti tra loro.
Le terre selvagge occupavano gran parte dei territori liberi, e avventurarsi al di fuori di quei confini, era pericoloso.
I popoli nomadi più diffusi erano composti da razze umanoidi inclini alla vita barbara e violenta, e in questi gruppi si distinsero gli orchi con le loro frequenti razzie.
Ma il continente di Yblamar era comunque destinato a evolversi, nonostante le continue battaglie ne definissero i confini con allarmante rapidità e frequenza. I popoli umani e gnomici furono i protagonisti di questi tempi, dove, mentre i primi giocavano alla conquista e colonizzazione di nuovi territori, gli altri cercavano di tenere la situazione sotto controllo, mantenendo rapporti diplomatici ove necessario, e imponendosi con determinazione quando l’espansione umana avrebbe potuto causare problemi. In diverse occasioni i due popoli incrociarono le armi, ma gli gnomi risultarono sempre più coriacei di quanto ci si aspettasse. La qualità e la tecnologia delle armi di attacco e di difesa degli gnomi surclassarono di gran lunga quelle dei loro nemici: balestre a ripetizione, archi con incredibili gittate, e la polvere nera, utilizzata per armare i loro archibugi o armi simili. Perfino le spade erano più affilate, gli scudi risultavano più resistenti delle controparti umane, e tutte queste cose portarono grandi vantaggi ai loro tentativi di difesa.
Le campagne di guerra contro gli gnomi risultarono sempre troppo dispendiose, anche in termini di vite sacrificabili, così, spesso, i loro nemici capivano che sarebbe stato meglio averli come alleati, piuttosto che come nemici.
Fortunatamente, però, più numerosi degli scontri, furono i trattati di collaborazione, dove i popoli impararono molto l’uno dell’altro, apprendendo usanze e cultura. Questo scambiò, però, giovò più agli umani, che con il tempo impararono le loro strategie di battaglia e molti altri segreti che non potevano più rimanere nascosti.
Tuttavia, i due popoli avevano stretto importanti alleanze, e una guerra aperta avrebbe potuto rovinare tutto, ma gli umani trovarono comunque un modo per sfruttare le nuove peculiarità gnomiche, coinvolgendoli in giochi di potere politico e militare.
Sempre più città iniziarono ad evolvere grazie alla tecnologia, sia in ambito civile che artigianale, ma anche le battaglie mostrarono nuovi risvolti. La corsa a un’epoca di modernizzazione era iniziata, e sempre più popoli di altre razze iniziarono a comprendere di essere di troppo all’inarrestabile espansione umana.
Gli gnomi furono i primi a decidere di interrompere ogni contatto con i regni più avanzati, scegliendo di isolarsi oltre le Lande desolate, nella zona orientale di Yblamar, dove persino gli umani avrebbero fatto fatica a giungere. A quel tempo erano aree ancora molto inesplorate, abitate per lo più da umanoidi mostruosi e altre creature tribali, ma la massiccia migrazione del popolo gnomico verso quelle nuove terre promesse, fu di gran lunga la miglior idea che potessero avere, e la storia gli diede ragione.
La decisione di questo pacifico popolo fu di esempio anche per i popoli elfici, che decisero di allontanarsi dal regno umano verso sud.
Yblamar è sempre stato il cuore di Clivecraft, dove la storia è stata testimone di incredibili tragedie, terribili storie, e momorabili eroi, ma il mondo è ben più ampio di quanto finora raccontato.
Non si può non menzionare Algor-Cros, il continente più settentrionale di Clivecraft. Una terra affascinante, famosa per l’incredibile varietà delle specie animali, ma soprattutto per i numerosi popoli barbari delle steppe: un popolo fiero, forte, e irriducibile.
Il Tarsus, il luogo più selvaggio di Clivecraft, un continente sconosciuto, pericoloso e selvaggio, posto all’emisfero meridionale del mondo.
E infine Rhoiwyn, sul lato occidentale. Questo continente fu la terra natia del popolo elfico, quasi completamente abitato da questa razza per tutta la prima Era.
Una terra rigogliosa, in completa armonia con i propri abitanti, ma purtroppo fu il luogo maggiormente devastato dal cataclisma, che segnò il periodo immediatamente successivo alla Prima Era.
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