Verso la fine della prima Era, il mondo di Clivecraft sembrò aver raggiunto il proprio equilibrio: con il popolo umano che ne faceva quasi da padrone, e le rimanenti razze che cercavano un posto dove vivere in pace e in armonia.
Ma tutto questo ebbe anche un terribile e catastrofico epilogo. Un Evento tanto funesto che tracciò un netto confine tra la prima e la seconda Era, distruggendo questo delicato equilibrio, e riportando il mondo in quell’epoca oscura dalla quale era emerso con così tanta fatica e sacrificio.
Quel drammatico giorno in cui tutto ebbe inizio prese il nome de “Il giorno del cielo di fuoco”, e diede il via a una nuova epoca: L’era del Cataclisma, chiamata anche Era del Disordine.
Il cielo fu oscurato da una scia di fuoco causata dal passaggio di un misterioso oggetto – La Cometa – che attraversò longitudinalmente l’intero emisfero, giungendo da oriente.
I lapilli incandescenti che furono creati dal suo passaggio generarono una pioggia di fuoco che devastò ogni cosa lungo il suo percorso, e l’oggetto stesso terminò la corsa schiantandosi nelle vicinanze del confine meridionale di Rhoiwyn, generando un’esplosione tanto potente da illuminare il cielo di ogni angolo di Clivecraft. L’impatto fu tale da distruggere completamente l’area colpita, dimezzando a tutti gli effetti la superficie della terra natia degli elfi, Rhoiwyn.
Il vuoto venutosi a creare fu colmato velocemente dalle acque dell’Oceano del Tumulto, generando in questo modo uno squilibrio dell’intera superficie acquatica, e provocando giganteschi tsunami che sommersero ampi territori di Yblamar, Tarsus e la già impattata Rhoiwyn.
Le acque si surriscaldarono tanto da evaporare e uccidere molte specie marine, mentre i detriti del territorio distrutto si sollevarono nei cieli oscurando il sole. La vegetazione accusò il cambio climatico generatosi, e sempre più territori iniziarono a desertificarsi velocemente, con conseguenze terribili per tulle le specie animali che ebbero la fortuna di sopravvivere al cataclisma.
Fu un periodo buio fatto di profondi cambiamenti. Le grandi città vicine alle coste che si affacciavano all’Oceano del tumulto furono spazzate via dalla forza della natura. Migliaia di profughi si riversarono nell’entroterra di ogni continente, diventando facili prede delle popolazioni nomadi selvagge che avevano sempre vissuto in quei territori.
La razza nanica sparì per un lungo periodo di tempo, nascondendosi al sicuro nelle loro grotte sotterranee, mentre gli gnomi riuscirono a trovare la salvezza oltre le cime dei monti Kembert, dove le polveri nocive giunsero a fatica.
Più della metà del globo rimase a lungo avvolta da una fitta coltre di polvere dal colore cremisi, spinta costantemente dai gelidi venti di quell’Era apocalittica.
La situazione rimase in questo stato per un’intera generazione umana. Molti nacquero e morirono senza che potessero vedere la luce del sole oltre le nubi di quel cielo tinto di rosso, ma poterono comunque sentirsi fortunati, poiché era molto più frequente la nascita di individui affetti da malformazioni o malattie, che spesso uccidevano prima del secondo anno di vita.
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