All’inizio di tutto non esisteva nulla; nulla che potesse essere concepito in termini fisici o spirituali, ma solo un vuoto concettuale e astratto senza spazio ne tempo.
E fu proprio questo concetto, un entità senza forma, il tutto e il nulla, che ebbe un’idea.
L’idea era cosi forte ed intensa che si scisse in due entità, come specchio del diritto di scelta che ogni azione comporta e a cui nulla può astenersi.
Le due entità erano il riflesso dell’idea dell’esistenza, e presero due forme diverse: una, che non occupava nessuno spazio, fu Pensiero, e l’altra, che invece aveva una rudimentale forma, fu Materia.
La prima entità esprimeva il Concetto di tutto ciò che era spirituale e astratto, mentre la seconda esprimeva tutto ciò che aveva una forma concreta.
Pensiero era ragione pura, il ricettacolo della conoscenza, mentre Materia, priva di coscienza di sé, semplicemente esisteva senza rendersene conto.
Per quanto Materia fosse tutto ciò che poteva “esistere”, non sarebbe mai sopravvissuta senza Pensiero che le dava forma, viceversa, Pensiero non sarebbe sopravvissuto senza poter prendere forma nella Materia.
Le due entità erano distinte, ma, in quel luogo senza tempo né spazio, esisteva anche un unico e fragile legame tra loro.
Pensiero violò comunque le regole che stavano alla base dell’idea che li aveva inizialmente generati e divisi, e decise di prendere una parte di Materia per acquisire una forma propria, così, Materia, in seguito a questa violazione, rimase “Contaminato” da Pensiero, e iniziò a prendere coscienza della propria esistenza.
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